Negli ultimi mesi, mentre gli incontri di Elon Musk con la premier Giorgia Meloni si facevano sempre più frequenti e calorosi, gli affari della sua Starlink in Italia hanno vissuto una decisa accelerazione. In tutti gli ambiti. In quello civile, dove il governo ha avviato una sperimentazione per portare Internet nelle aree più remote grazie alla costellazione satellitare di casa Musk, e salvare così gli obiettivi di connessione del Pnrr. E in quello militare, con le prime commesse per Starlink da parte della Difesa. Ma l’impressione è che, sia nelle aspettative dell’imprenditore che in quelle della premier, sia solo l’inizio. Proprio una nuova commessa per ministeri e ambasciate sarebbe al centro del documento interno girato a fine agosto dall’ufficiale di Marina Antonio Masala ad Andrea Stroppa, il referente di Musk in Italia: entrambi sono ora indagati per corruzione. Mentre il disegno di legge sullo spazio appena approvato dal governo prevede che l’Italia si doti di una connettività di emergenza via satellite che Starlink sembra la prima candidata ad offrire.
Connettere le aree remote
I 6 mila satelliti in orbita bassa di Starlink – controllata di SpaceX – sono in questo momento la costellazione di gran lunga più capillare, performante e soprattutto economica per portare Internet dallo spazio. E dopo i primi incontri tra Musk e Meloni, Stroppa l’ha proposta al governo per accendere la connessione nelle aree più remote d’Italia, dove Open Fiber e Fibercop stanno facendo grande difficoltà a portare i cavi della banda ultralarga fino alle case, con l’obiettivo Pnrr di connettere tutta Italia a 1 Giga entro la metà del 2026 che appare a forte rischio.
La connessione via satellite offre velocità e stabilità inferiori alla fibra, ma ha il grande vantaggio di richiedere solo l’installazione di piccole antenne di ricezione. E proprio due giorni fa il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti ha confermato che è iniziata una sperimentazione con Starlink in tre Regioni, per capire se e come i servizi di Musk potranno essere integrati nel piano di connettività nazionale.
Le resistenze degli operatori
Non è un mistero che gli operatori italiani abbiano provato a fare resistenza a un’azienda che vende anche la connessione direttamente ai privati – circa 40mila gli abbonati – e che percepiscono come una concorrente. Queste frizioni sono emerse quando Starlink ha inviato un esposto al governo lamentando che l’allora Tim, la cui infrastruttura è ora confluita in Fibercop, si rifiutava di condividere informazioni sulle frequenze utilizzate dalle sue antenne e necessarie a evitare interferenze. La disputa è stata risolta da una mediazione “tecnica” del ministero delle Imprese, ma la nuova legge sullo Spazio prevede che lo stesso ministero in futuro definisca un quadro per assicurare la compatibilità tra servizi terrestri e servizi satellitari.
Internet di emergenza
Ma in questo disegno di legge sullo Spazio, approvato dal Consiglio dei ministri prima dell’estate e ora atteso all’iter in Parlamento, c’è un altro articolo che potrebbe aprire una porta – o un portone – a Starlink. E’ quello che prevede che l’Italia si doti di una “riserva di connessione” satellitare, in sostanza un sistema di emergenza capace di tenere in piedi i servizi fondamentali, civili e militari, nel caso le connessioni via terra dovessero saltare per disastri naturali o conflitti. Non è chiaro quando questo servizio dovrà essere acceso, ma se la gara si tenesse oggi Starlink sarebbe la grande favorita. La concorrente francese Oneweb, che offre un servizio simile, ha in orbita un decimo dei satelliti, mentre la costellazione concorrente europea Iris2 – che doveva essere operativa nel 2027 – al momento è ferma ai blocchi di partenza, tra mille problemi di costi e fattibilità.
Offrire una connessione di emergenza del resto è proprio quello che Starlink sta facendo in Ucraina sotto le bombe, e che ha fatto anche in Emilia Romagna dopo l’alluvione del 2023. Un bel biglietto da visita.
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